domenica 7 giugno 2015

SE SCATTA L'ORA DEL MERITO, CHIEDIAMOCI SE ABBIAMO MERITO

SE SCATTA L'ORA DEL MERITO, CHIEDIAMOCI SE ABBIAMO MERITO

   Mercoledì 20 maggio è uscito un interessante articolo di Antonella Landi a pag. 11 del Corriere Fiorentino, intitolato “Presidi e Prof, se a scuola scatta l'ora del merito”.
A quell'articolo, nato da un corso di aggiornamento per giornalisti tenuto da un dirigente illuminato di una scuola fiorentina, vorrei rispondere, da collega di scuola e di giornalismo, con un altro articolo ispirato sempre da un corso di formazione successivo che ho potuto seguire.
   Premetto che nella sostanza condivido così tanta parte dell'articolo che forse la scelta del mio corso è stato felicemente condizionato dallo stesso, se non fosse che al momento della lettura l'iscrizione era precedente di almeno dieci giorni. E questo per coerenza con la linea di principio della scuola in cui ora lavoro: prepararmi accuratamente prima ancora dei miei 89 allievi (quattro classi, quattro consigli, 4 possibili ambiti di Consigli straordinari). Il dirigente di cui parli e a cui ogni docente dovrebbe aspirare, a mio avviso, ha innanzitutto un grande pregio: essere sempre in dialogo con tutto il personale docente. E' un docente che non occorre incontrare: è con te, sempre. E di fronte ad una difficoltà, scopri che ti ha preceduto, l'ha prevista: c'è una circolare, fra le 557, c'è un documento sul sito, c'è un collega–collaboratore in grado di darti una mano. Crea grande solidarietà un dirigente come tu lo descrivi , crea una scuola “ fatta dalle buone persone”, come dici, e aggiungi “ Beati quegli studenti e quegli insegnanti che hanno la fortuna di incontrarle”. Credo proprio di essere fra quei fortunati. Ma leggendo il tuo articolo ai miei allievi, è fra i giornali del progetto “Quotidiano in classe” del mercoledì per le mie tre quarte, non erano convinti come me.
Apprezzano, ad esempio, molte offerte della loro scuola, ma sostanzialmente a 17-18 anni hanno bisogno di guadagnare già qualcosa per non gravare sulle famiglie. A differenza dei licei e degli istituti tecnici che raccolgono mediamente allievi provenienti da ben altro tessuto sociale e culturale, questi ragazzi maturano prima l'idea di un'emancipazione economica. Un buona scuola deve tenerne conto, prevedendo, almeno, la possibilità di un rimborso-spese per lo stage.
E' un aspetto che si deve muovere parallelamente al modificarsi del far scuola diversa-mente e meglio. E' un modello statale e che, quindi, non deve gravare né sulla magra economia delle scuole, né su quella, altrettanto magra, delle famiglie.
Credo che le cose siano ben fatte se ben motivate.
   Gli apprendimenti fuori da scuola esulano dall'abbonamento trasporti che i ragazzi hanno e spesso dall'orario con inevitabili imprevisti e disagi. Il dirigente di cui parli forse è anche in grado di risolvere questo ed altri “piccoli” problemi del genere, ma sono assolutamente convinta che vada favorito lui come tutti gli altri Dirigenti arrivati ad avere registri elettronici senza essere ancora in città smart davvero e con apparecchiature vetuste, popolazioni scolastiche numerose ed affollate in aule non a norma per dimensione, areazione e inquinamento acustico, classi mediamente a “quattro velocità”, ad essere ottimista! fra allievi da potenziare/recuperare/alfabetizzare e sostenere, senza aule magne degne di questa definizione, per cui ogni iniziativa va proposta selezionando le classi o affittando spazi esterni. Potrei andare avanti ancora e ancora, ma concludo ribadendo il tuo concetto: io sì, sono certamente fortunata, lui no, visto le deleghe date da uno stato che controlla, promette modifiche strutturali e sostanziali che rimanda da decenni nonostante l'urgenza evidente.
Per quanto abili, i dirigenti sono e saranno, mai cammineranno sulle acque di cui si allagano regolarmente le palestre, mai sosterranno i soffitti che vanno cadendo. Ah, dimenticavo, il corso di formazione per giornalisti a cui ho partecipato, successivo all'aggiornamento come docente in sovrintendenza sull'alimentazione antica, egiziana, etrusca, “La via delle spezie, ambiente, territorio, sostenibilità, uso delle spezie in Italia e nella cucina Mediterranea” con lo Chef Carasso, cuoco kosher alla sinagoga di Firenze; Dilek Gulmen, esperta in cucina ottomana e cucina per ragazzi “ autistici”; Dottoressa Scatena esperta di nutroceutica e un pizzico di salute a tavola; Franco Polidori, presidente ARGA TOSCANA; Roberto Zalambani, Segretario Nazionale UNAGA insieme ad altre personalità del settore.
Usciamo dal corso di formazione consapevoli di praticare un ambito fra i delicati il più delicato: a cavallo fra ordini filosofici - il piacere ed il banchetto, il digiuno e la liturgia della purificazione, accoglienza e condivisione - e contaminazioni dei cibi, sabotaggi delle conservazioni, perdita di identità in cambio di una manciata di mosche.
Lorella Rotondi

Nessun commento:

Posta un commento