domenica 4 ottobre 2015

LA LIBERTA' E' ...

La libertà è una fragile tela che profuma di strudel di noci
   Mi sembra importante ricordare un pomeriggio qualsiasi in una casa italiana fine anni settanta.
Due bambini, o meglio, un bambino e una ragazzina, fatti i compiti, pensarono di fare gli gnocchi dolci. Lessate le patate le schiacciarono poi unirono un po' di farina, uova e lavorarono l'impasto. Aprirono una confettura di pesche fatta nell'estate ed in ogni gnocco ne misero un cuore segreto. Mentre si scioglieva il burro in una grande pentola nera, nella pentola che bolliva fecero fare un tuffo rapido a quegli gnocchi. Gli gnocchi colati furono passati nel pangrattato e poi dorati nel burro, asciugati e serviti con dello zucchero.
La nonna si commosse assaggiando quel dolce fiumano, mentre la dolcezza della confettura le si spandeva in bocca: i nipoti si erano ricordati del suo dolce preferito da piccina.
   La nonna era venuta via nel '46 perché ostinatamente italiana, mentre le dicevano che Fiume non era più Italia e che o se ne andava o diventava slava. “ … ma mi abito qui mica da quando son venuti quei muli di fascisti! Mi son qui dai tempi dei romani, poi della casa Reale d'Austria! Ma cossa i dise questi qui?” Ma purtroppo era così. Nolente o volente, fece i bagagli e consegnò la sua nobile dimora a degli sconosciuti. Indossò la sua pelliccia, prese per mano la figlia di otto anni e col marito raggiunse i parenti, prima a Trieste, poi nelle Marche. In borsa un telino “pelle d'uovo”, chiuso in un'altra tela e poi nella carta velina ed un libriccino. Erano le ricette scritte a mano dalla madre ed il telino sarebbe servito a Natale per fare lo strudel con dei parenti che non conosceva, ma ai quali avrebbe offerto lo strudel di nosi.
Ecco cosa accadeva: la nonna Nella non sapeva dove stava andando, né se avesse avuto davvero qualcuno in grado di accoglierla, tanto meno una casa sua. Sapeva che comunque fosse andata Natale sarebbe arrivato, sapeva che era italiana più di qualsiasi altro italiano, dato che aveva avuto la possibilità di rinunciare all'Italia e che non lo aveva fatto, costringendo l'intera famiglia a condividere la sua sorte. Il marito avrebbe coperto d'oro quella magnifica donna che non abbassava mai lo sguardo, che girava in pelliccia benché non facesse ancora così freddo, che aveva un libro di ricette e un telino per lo strudel, perché l'oro l'avevano rubato già tutto o era servito negli ultimi tempi. Ebbe una casa che guardava il mare. La divideva all'inizio con una cognata. Cucinavano insieme ed il bagno era in comune. Si volevano bene quelle due cognate, ma la Fioretta aveva una gran invidia dello strudel della Nella, “ … e se tutto merito della pelle d'uovo!”, macché ... un telino era utile solo ad arrotolare la pasta sottilissima senza romperla. Era la ricetta unica e ineguagliabile dei dolci della nonna. Noci raccolte al momento giusto, schiacciate e tritate assieme alle nocciole e poi il burro , il cioccolato, un po' di latte, l'uvetta, la cannella, lo zucchero. La pasta semplice e sottilissima veniva adagiata sul famoso telino, farcita dell'impasto tiepido di noci e poi arrotolato e posato nella teglia ben imburrata e infarinata come un bimbo in culla. La nonna portava lo strudel a cuocere al forno dal panettiere. Abitudini oggi impensabili. Per pochi spiccioli si preoccupava di cuocere senza bruciare quella delizia. Una volta freddo e a casa veniva tolto, posto nel piatto di portata e spolverato di zucchero a velo.
Dopo tanti Natali in cui la nonna rinnovava il suo rito del Natale, due nipoti pensarono di sbirciare nel libriccino e di scegliere una ricetta più facile da realizzare per un giorno qualsiasi in un non-Natale. Non avevano previsto le lacrime di contentezza e nemmeno che riuscissero a non farli aprire commettendo un sacrilegio con quegli gnocchi dolci.
   La vita è un fatto unico come un piatto. E' anche una ripetizione quotidiana a cui possiamo dare sapore o aspettarci del sapore. L'importante è non banalizzare il tempo del piatto come quello della vita e la certezza di avere un rito da offrire, una dolcezza certa pur nei momenti più amari che ci capita di dover attraversare. Se poi custodiamo un segreto, un piccolo talento, anche fragile come un telino “di pelle d'uovo” utile a fare del tuo dolce un pezzo unico e ineguagliabile, bhé ... allora quel telino, quel piccolo segreto, è l’innocente vessillo della libertà.

Lorella Rotondi