lunedì 13 febbraio 2017

CUOCHI: UN MONDO ...

Cuochi, un mondo
   Giampiero Parete ha ripreso la sua vita di cuoco in divisa bianca e alamari a Silvi Marina, dopo aver recuperato dal dramma del Rigopiano a Farindola (Gran Sasso), la sua intera famiglia. Invece Alessandro Giancaterini, Maître di sala, in quel terribile mercoledì di gennaio, ha perso la vita insieme ad altre 28 persone: le scosse di terremoto che affliggono particolarmente Abruzzo e Marche, insieme a una nevicata straordinaria, hanno procurato questa tragedia.
   Giampiero è l'autore dell'appello disperato della telefonata ai soccorsi. Difficilmente dimenticheremo la sua voce, le sue parole.
Un cuoco arrivato agli onori della cronaca non per le vie oggi alla moda, ma per quelle del padre, del marito disperato e del buon cittadino che si è adoperato subito per soccorrere chi era rimasto intrappolato.
Questo ci fa pensare anche in altro modo a questa categoria di lavoratori, spesso – non è questo il caso- chiamati a lavorare fuori, a vivere avventure e disavventure anche epiche. C'erano un cuoco e diverse persone in servizio sia in cucina che in sala all'Hotel Erica a Stava, a pochi minuti da Tesero in Trentino, il 19 luglio 1985 quando in 6 minuti furono cancellate le loro vite e quelle degli ospiti.
In quel caso 180 mila metri cubi di fango si abbatterono sull'Erica e il paese di Tesero, provocando la morte di 268 persone, fra loro, consentitemi, ne piango ancora tre, ma questa è un'altra storia tornata violentemente alla mente, mentre si seguivano i lavori di soccorso all'Hotel Rigopiano.
Qui vogliamo solo ricordare quanti cuochi e quanti addetti al servizio di sala, si spostino per ragioni di lavoro e prestino i loro servigi in tutto il mondo, condividendo le sorti di quel pezzetto di mondo in quei precisi momenti, non sempre memorabili per gioia o per dolore. Allora si consideri soltanto che in Italia così tanto si dà e si fa in questo settore, che un paese, Giuliopoli in provincia di Chieti, ha deciso di dedicare un monumento ai cuochi e, in particolare, a quelli di Giuliopoli.
   Accade così che la collega Valentina Cerofolini il 18 novembre 2016 ne il “Giornale del Cuoco” scriva un pezzo sul monumento ai cuochi italiani nel mondo: un'aquila, in onore del capoluogo abruzzese, con mestolo, forchetta e coltello, appollaiata su un mappamondo. Certo che il monumento ricorda l'anima nomade e curiosa degli chef, ma anche, a nostro avviso, la nobiltà di un mestiere che tanto ha a che fare, pure quando un cuoco nasce e muore nella sua terra, col mondo comunque portato dai clienti alla sua tavola e anche il mondo che arriva dai confini oggi ampi della cucina stessa, anche quando a filiera corta, anche quando tipica e locale.
   Voglio ricordare un altro monumento che, se non è rivolto direttamente ai cuochi, è prossimo certamente: il monumento a un giovane senegalese che diede la vita per salvare quella di un panettiere minacciato da quattro balordi. Era una notte di giugno e Sarr Gaye Samba Diouf , lavoratore regolare in Italia, voleva regalarsi un cornetto o del pane appena sfornato perché compiva trent'anni quella notte. Trova quattro balordi che minacciano il fornaio che li stava servendo. Sarr si mette fra il fornaio e i quattro ragazzotti e viene accoltellato a morte da uno dei ragazzi. Sarr dovette sentire particolarmente oltraggiose quelle minacce verso chi lavora il pane, il pane che così tanta strada aveva fatto fare a quel giovane senegalese. Amalia Ciardi Duprè, fiorentina e pronipote del noto scultore dell'800 Giovanni Ciardi Duprè, resta colpita da quel gesto così generoso e il giovane offre il pane a Dio nel suo monumento e lo offre per sempre, offre un pane come offrì la sua vita, perché il pane stesso è Vita e per un cattolico assume un ulteriore profonda valenza spirituale e liturgica. Il ragazzo resta per sempre legato al pane che quella notte cambiò il corso della sua esistenza. E chi quel pane lo fece? E’ Vincenzo Casadio, 51 anni nel 2001, che di notte a Rimini sforna pane caldo, spianata e cornetti , invece, non lo ricorda nessuno eppure sotto minaccia ha  continuato a starci, con balordi e tossici in giro in cerca di “avventura”. Certo avventure diverse rispetto ai tanti giovani professionisti che sono andati, vanno e andranno per il mondo a portare la loro professionalità e umanità di chi resta uomo, padre, amico, cittadino e solidale sempre.

Lorella Rotondi