domenica 20 agosto 2017

ONORA IL PADRE E LA MADRE CON ZEST

Onora il padre e la madre con Zest
   Il trovatore Donato Loscalzo nella poesia “Magnagrecia” racchiude in modo esemplare in uno sguardo lirico il Metaponto e il senso delle radici.
Ho imparato a perdermi negli anni
tra i balzi del Pollino verso il mare
un vortice di monti e foreste che si aprono alla terrazza di Ponente
il sole che mi cerca e io cerco
tra ombrosi precipizi di caverne
ha il sapore delle olive del grano
delle propaggini del giorno
che scalano le pietre ancora vive.
Proprio qui il mare è una scommessa:
la lingua dei greci, l' approdo di conquiste
i fuochi di Bisanzio
le pietre lavorare dai Borbone, respiro ancora la bellezza del mattino
nel dissolversi mistico dei numeri,
e il teorema ancora non risolve il destino dell'anima mortale
qui mi perdo confuso nei tramonti
perché la linea d'orizzonti
ora indovino tra cielo e mare o indistinti nell' abbraccio
e apro così il mio balcone
pronto a regalare a questa terra
che silente ancora mi accompagna
la certezza di riavermi ancora nuovo.
   Credo non si possa esprimere meglio il sentimento di amore per questa terra, la sua nobile e antica origine, il sapore diverso, “ … un vortice di monti e foreste / … / tra ombrosi precipizi di caverne …”. È difficile “onorare il padre e la madre” e le proprie radici fino a provarne il senso profondo, a farne quasi un sapore in bocca, uno sguardo che sa coniugare ieri e oggi come ha fatto il poeta che trova, anzi, una spinta dal passato, per avere la certezza di tornare a farsi sempre nuovo pur rinnovando un patto di appartenenza.
   Accade di pensare a tutto questo ascoltando i commenti dei giovani fuori da una piccola ferrovia silenziosa e quasi abbandonata nei suoi quattro binari. Viene paragonata con violenza e sdegno alle magnifiche stazioni delle grandi città e mentre sembra che perda, quella stazione vince nel paragone, vince non solo nella prepotenza dei giovani, vince e basta! Vince perché da stazioni così sono partiti le madri e i padri di quei ragazzi della grande città, vince perché in quel silenzio ferroviario c' è l'onestà di un viaggio che è stato e che torna a essere, vince perché nelle ferrovie fattesi silenzio a Parigi e a Firenze ora si fa cultura, si fa museo di un passato che è glorioso solo quando il presente è ancora onorevole, proprio come dice il poeta Loscalzo con quel “ … uomo nuovo … ” degno di leggere il passato bizantino e borbonico della pietra. Eppure, davanti a quella piccola e silenziosa stazioncina dei giovani usciti dall'alberghiero di Potenza nel 2006, danno la risposta giusta e piena di consapevolezza al saper “onorare il padre e la madre” attraverso “il sapore delle olive, del grano” e lo fanno con gusto. “Zest”, gusto, infatti il nome del locale che è un impegno con i clienti e un patto con i fornitori.
Ci dice Michelangelo Ranauda, che con la fidanzata Rossella in sala e Luciano Cerone con lui in cucina, mandano avanti il locale inaugurato il 22 dicembre scorso, che tutto è a km Ø e che personalmente conosce i piccoli fornitori locali quando non produce personalmente nell’azienda di famiglia. Al “sapore delle olive, del grano” aggiunge quelle dell'orto e del sole, del lievito di birra e delle 48 h di lievitazione, quello dei pomodori locali e non trattati, i sott’olio di monte Scaglioso, i latticini e podolica di Ruoti-Baragiano-Tito, i cardoncelli di Bella, la biopasta fresca di Tito e lo zafferano locale. Secondo la tradizione aviglianese, offre un'ottima verticale di eccellente baccalà e le carni sono di piccole produzioni attente all'alimentazione a fieno dei capi con una resa di qualità. Le birre non filtrate sono artigianali del Vulture: Rocco Roll, Bramea, Gnostr, Bianchina, West Cost, Gaddina Young, So' Biologa, ottime davvero e fanno simpatia già nella scelta del nome in etichetta che non rinnega le origini, anzi. “ onorano il padre e la madre” pur facendosi “uomo nuovo”.
Così accade per i nomi scelti per le pizze in listino oltre quelle tradizionali: A Ruotese, A' Castelgrande, A' Pescopagano, A' Satriano, A' Metaponto, … tutti nomi e “condimenti” dei paesi vicini. Non manca una pizza dedicata proprio a quella silenziosa stazione: A' Stazion, che non è francese ma orgogliosamente Lucano!: pomodoro, mozzarella, cardoncelli, olive, € 5 e un sorriso!
C'è chi dice sia una trovata un po' “ruffiana” per conquistare tutti ; se così fosse, sarebbe un grande rischio, perché un gioco finisce sempre prima o poi. Questo, invece, è un patto, un impegno col cliente di Ruoti, di Avigliano, del Metaponto, di Bella. Lucano, non solo per il turista già educato a km Ø, ma col locale silenzioso come la stazione pronto a farsi cultura enogastronomica insieme a Michelangelo e alla sua brigata che hanno non solo trovato se stessi “ onorando il padre e la madre”, ma creato se stessi … , G. B. Shaw.  Hanno messo gusto anche nel locale, piccolo e grazioso, aperto sei giorni a settimana, pranzo e cena, registrando full.
I prezzi sono onesti da invitarti a tornarci e così genuini i piatti da desiderarlo di farlo spesso.
   Tornando al commento dei giovani sempre connessi che parlano poco e spesso a sproposito, direi che si perdono molto, il Zest, appunto, il gusto e non solo della stazioncina e dei sapori di cui loro stessi sono impastati, ma molto di più. Una psicologa americana ha scritto “iGen”, un libro per denunciare gli effetti gravi sulla personalità degli adolescenti a causa dell'uso continuo e smodato del cellulare. Ma questa è un'altra storia, a noi piace pensarla ancora come Marguerite Yourcenar nelle “Memorie di Adriano”: “ … chi ama il bello finisce per trovarne, ovunque come un filone d'oro ... “

di Lorella Rotondi

venerdì 11 agosto 2017

NON DI SOLO PANE ...

Non di solo pane …
   Vivere la Lucania e non di Lucania o in Lucania, consente uno sguardo aperto e , forse, un po' lirico su una regione italiana bellissima e poco conosciuta. Non solo è poco conosciuta, è confusa addirittura con altre regioni quali Campania, Puglia, Calabria. I confini lucani sono con quelle regioni e ne condividono alcuni destini, ma non tutti, quando i confini non sono due mari su cui affaccia.
I destini che condivide, stanno, ad esempio, nel razionamento di acqua che da sempre la Basilicata manda in Puglia. Una regione ricchissima di acqua “ deve” concederla in Puglia e i cittadini approvvigionano i serbatoi dalle 6:00 alle 10:00 del mattino. Quest' anno ipotizzare questo per Roma, non il Lazio, Roma! Ha fatto gridare allo scandalo! Roma no! L' intera Basilicata sì e da sempre. Condivide con la Campania la “terra dei fuochi”, ma qui non se ne parla, anzi! Grandi distributori vantano “prodotto in Lucania” “evitando” Campania proprio per disinformazione degli acquirenti che non sanno del gran male prodotto dalle trivellazioni col carico di contaminazioni nelle falde acquifere, la diffusione cancerogena a seguito delle attività estrattive. Qui si baratta la salute col lavoro proprio come a Taranto.
   Altro destino comune con le regioni con cui confina è la negligenza verso gioventù persa e dispersa, non stimolata, a rimanere. Dovrebbero contenere la “desertificazione” dei borghi storici, concedendo, a titolo gratuito, case ai giovani disposti a rimanere a viverci. Il loro lavoro andrebbe favorito con formazione e fondi, progetti cooperativi ed europei, andrebbero sostenuti a restare sul territorio e andrebbero educati alla custodia dei saperi e sapori genuini, quelli che pensiamo qui, ma che proprio qui stanno scomparendo. O si fa così e rapidamente, o presto fra i 1730 paesi circa che “scompariranno” in Italia entro il 2030, (cfr A. Caporale “ Acqua da tutte le parti”), molti saranno lucani; casa e lavoro, dunque, a chi resta! Ma così ancora non è.
   Abbiamo conosciuto Katia e Marco, una giovane e bella coppia, che hanno avviato una piccola impresa familiare di arte bianca, benché lei sia stata brillante studentessa di biologia molecolare a Pisa e lui sia geometra “con timbro”. Trovare “colti” panettieri non è cosa rara; abbiamo già conosciuto ingegneri milanesi diventati allevatori in Toscana, fotografi di chiara fama che aprono fattorie biologiche, cantanti stranieri che si fanno “vignaiuoli” in Italia. Sono queste scelte di vita,conversioni filosofiche. Il punto è che Katia e Marco non hanno avuto scelta. Questo rende meno democratico un paese che si dichiara democratico. Katia e Marco, a nostro giudizio, sfornano i migliori biscotti al farro del paese e il loro pane esclusivamente a legna e pasta madre, è altamente digeribile, gustoso, curato nella scelta della farina, nella lievitazione e nella cottura. Chi ha insegnato loro tutto questo? Chi ha improntato i capitali per la loro piccola impresa artigianale?  Nessuno! Una regione che ha così pochi abitanti e non riesce a prendersene cura scandalizza davvero. E’ necessario organizzare corsi professionalizzanti a ciclo continuo articolati, nel caso di Marco e Katia, dalla panificazione al marketing, dalla comunicazione alla messa in rete con i produttori biologici a filiera corta, sino alla progettualità con le scuole per un' ducazione ai sapori e tradizioni del territorio. La regione Basilicata dovrebbe inserirsi, anche attraverso Katia e Marco, nelle virtuose realtà slow-food e dovrebbe promuovere ogni singolo borgo lucano a fini turistici cui potrebbero rispondere persone interessate alla montagna come al lago o al mare o alla collina, senza dimenticare i siti archeologici, il passato greco e duino, nonché federiciano del territorio. Altrimenti penso che questa regione non si meriti ragazzi così bravi, miti, onesti, capacissimi nel loro lavoro. Ho visto quaderni zeppi di appunti con tempi di lievitazione e tempi di infornata; sembravano quelli di una puerpera che segue le prime poppate del bimbo per accertarsi della sua salute e crescita. Ecco, se la Lucania imparasse da Katia e Marco a tenere un virtuoso quadernino in cui si accerta premurosamente della crescita e salute dei suoi giovani, farebbe la cosa giusta. Farebbe la cosa giusta a fare dei bandi per fornire attrezzature all’avanguardia a queste giovani imprese perché il lavoro è fatica, ma di lavoro si deve poter vivere e non morire schiacciati dai pensieri dei mutui.
Che politici sono quelli che crescono figli poi chiedono loro un eterno destino di migranti oppure di restare, rischiando del proprio?
Dopo il film “Basilicata coast-to-coast”, questa regione è sparita di nuovo; sicché non resta la menzione ai telegiornali quando Renzi e Boschi si recarono a Potenza a riferire riguardo a un “piccolo scandalo” di partito. Il cagliaritano sta proponendo invece realtà all'avanguardia; una tra queste è “l’orto al bar” su lettiere a vista ricavate dalla lana, ad esempio. Perché non in Basilicata? Non manca la lana e non mancano né la cultura né la capacità-passione, come quella di Katia e Marco, tese come un filo tra tradizione e innovazione.
Manca una regione e mancano dei politici che abbiano davvero a cuore questa terra che siano stanchi di violarla e desiderosi di arricchirla, popolarla, lasciarla visitare attraverso una viabilità sicura e moderna.
   Matera capitale della cultura è anche a Bella, al forno di Katia e Marco dalle 4:00 del mattino alle 20:00 di sera quando donano il pane vecchio agli animali stremati dalla siccità. Hanno già dato di più questi ragazzi a questa terra di quanto più questa terra abbia dato loro, hanno già fatto cultura e politica migliori di quanta ne abbiano intorno.

di Lorella Rotondi