Onora il padre e la
madre con Zest
Il trovatore Donato Loscalzo nella poesia “Magnagrecia” racchiude
in modo esemplare in uno sguardo lirico il Metaponto e il senso delle radici.
Ho imparato a perdermi
negli anni
tra i balzi del
Pollino verso il mare
un vortice di monti e
foreste che si aprono alla terrazza di Ponente
il sole che mi cerca e
io cerco
tra ombrosi precipizi
di caverne
ha il sapore delle
olive del grano
delle propaggini del
giorno
che scalano le pietre
ancora vive.
Proprio qui il mare è una
scommessa:
la lingua dei greci,
l' approdo di conquiste
i fuochi di Bisanzio
le pietre lavorare dai
Borbone, respiro ancora la bellezza del mattino
nel dissolversi
mistico dei numeri,
e il teorema ancora
non risolve il destino dell'anima mortale
qui mi perdo confuso
nei tramonti
perché la linea
d'orizzonti
ora indovino tra cielo
e mare o indistinti nell' abbraccio
e apro così il mio
balcone
pronto a regalare a
questa terra
che silente ancora mi
accompagna
la certezza di riavermi ancora nuovo.
Credo non si possa esprimere meglio il sentimento di amore per questa
terra, la sua nobile e antica origine, il sapore diverso, “ … un vortice di monti e foreste / … / tra
ombrosi precipizi di caverne …”. È difficile “onorare il padre e la madre”
e le proprie radici fino a provarne il senso profondo, a farne quasi un sapore
in bocca, uno sguardo che sa coniugare ieri e oggi come ha fatto il poeta che
trova, anzi, una spinta dal passato, per avere la certezza di tornare a farsi
sempre nuovo pur rinnovando un patto di appartenenza.
Accade di pensare a tutto questo ascoltando
i commenti dei giovani fuori da una piccola ferrovia silenziosa e quasi
abbandonata nei suoi quattro binari. Viene paragonata con violenza e sdegno
alle magnifiche stazioni delle grandi città e mentre sembra che perda, quella
stazione vince nel paragone, vince non solo nella prepotenza dei giovani, vince
e basta! Vince perché da stazioni così sono partiti le madri e i padri di quei
ragazzi della grande città, vince perché in quel silenzio ferroviario c' è
l'onestà di un viaggio che è stato e che torna a essere, vince perché nelle
ferrovie fattesi silenzio a Parigi e a Firenze ora si fa cultura, si fa museo
di un passato che è glorioso solo quando il presente è ancora onorevole,
proprio come dice il poeta Loscalzo con quel “ … uomo nuovo … ” degno di leggere il passato bizantino e
borbonico della pietra. Eppure, davanti a quella piccola e silenziosa stazioncina
dei giovani usciti dall'alberghiero di Potenza nel 2006, danno la risposta
giusta e piena di consapevolezza al saper “onorare il padre e la madre”
attraverso “il sapore delle olive, del grano” e lo fanno con gusto. “Zest”,
gusto, infatti il nome del locale che è un impegno con i clienti e un patto con
i fornitori.
Ci dice Michelangelo Ranauda, che con
la fidanzata Rossella in sala e Luciano Cerone con lui in cucina, mandano
avanti il locale inaugurato il 22 dicembre scorso, che tutto è a km Ø e che
personalmente conosce i piccoli fornitori locali quando non produce
personalmente nell’azienda di famiglia. Al “sapore delle olive, del grano”
aggiunge quelle dell'orto e del sole, del lievito di birra e delle 48 h di
lievitazione, quello dei pomodori locali e non trattati, i sott’olio di monte
Scaglioso, i latticini e podolica di Ruoti-Baragiano-Tito, i cardoncelli di
Bella, la biopasta fresca di Tito e lo zafferano locale. Secondo la tradizione
aviglianese, offre un'ottima verticale di eccellente baccalà e le carni sono di
piccole produzioni attente all'alimentazione a fieno dei capi con una resa di
qualità. Le birre non filtrate sono artigianali del Vulture: Rocco Roll,
Bramea, Gnostr, Bianchina, West Cost, Gaddina Young, So' Biologa, ottime
davvero e fanno simpatia già nella scelta del nome in etichetta che non rinnega
le origini, anzi. “ onorano il padre e la madre” pur facendosi “uomo nuovo”.
Così accade per i nomi scelti per le
pizze in listino oltre quelle tradizionali: A Ruotese, A' Castelgrande, A'
Pescopagano, A' Satriano, A' Metaponto, … tutti nomi e “condimenti” dei paesi
vicini. Non manca una pizza dedicata proprio a quella silenziosa stazione: A'
Stazion, che non è francese ma orgogliosamente Lucano!: pomodoro, mozzarella,
cardoncelli, olive, € 5 e un sorriso!
C'è
chi dice sia una trovata un po' “ruffiana” per conquistare tutti ; se così
fosse, sarebbe un grande rischio, perché un gioco finisce sempre prima o poi.
Questo, invece, è un patto, un impegno col cliente di Ruoti, di Avigliano, del
Metaponto, di Bella. Lucano, non solo per il turista già educato a km Ø, ma col
locale silenzioso come la stazione pronto a farsi cultura enogastronomica
insieme a Michelangelo e alla sua brigata che hanno non solo trovato se stessi “
onorando il padre e la madre”, ma creato
se stessi … , G. B. Shaw. Hanno
messo gusto anche nel locale, piccolo e grazioso, aperto sei giorni a settimana,
pranzo e cena, registrando full.
I prezzi sono
onesti da invitarti a tornarci e così genuini i piatti da desiderarlo di farlo
spesso.
Tornando al commento dei giovani sempre
connessi che parlano poco e spesso a sproposito, direi che si perdono molto, il
Zest, appunto, il gusto e non solo della stazioncina e dei sapori di cui loro
stessi sono impastati, ma molto di più. Una psicologa americana ha scritto
“iGen”, un libro per denunciare gli effetti gravi sulla personalità degli
adolescenti a causa dell'uso continuo e smodato del cellulare. Ma questa è
un'altra storia, a noi piace pensarla ancora come Marguerite Yourcenar nelle
“Memorie di Adriano”: “ … chi ama il
bello finisce per trovarne, ovunque come un filone d'oro ... “
di Lorella Rotondi
Nessun commento:
Posta un commento