Non siamo tutti
uguali, ma nemmeno diversi …
L'originalità era un tempo trasgressione: oggi, la trasgressione è l'ordinaria
follia del quotidiano?
Ci guardiamo bene dal rispondere la normalità,
per non aprire l'annosa e sinceramente noiosa querelle su “cosa è normale?” e diremo che si può
ancora trovare l'originalità in brevi sacche di cultura indigena in ogni
parte d' Italia rimasta abbastanza isolata o, auto-isolatasi abbastanza. “Abbastanza”
è atto dovuto come considerazione logico-deduttiva da ciò che si mostra sotto i
nostri occhi: il cellulare in mano all'ottantenne, e oltre, che conversa con un
giovane imprenditore di agency that sells
services in tuta e che ti parla di Tokio o Berlino
o di Milano come avesse visitato queste città solo poche ore prima e azzera i
tuoi ricordi dieci anni prima o solo di un mese prima.
“Isolati” è
necessario per rimanere originali: modi di dire, di fare, di cucinare che non
sono televisivi né massificati dalla divulgazione a ripetizione. Anche quando
ti insegnano ad essere diversi poi ti rendono tutti uguali! Ma con
personaggi così, usciti dalle isole culturali, c'è da divertirsi, imparare,
ricordare fra un pizzico di nostalgia e uno di simpatia.
Basta poco per accorgersi del DOC che respiri in alcune di queste
“isole”: aria, acqua, calma, curiosità, capacità di guardare e inquadrare l'altro
da quel che dice e da quel che fa, meglio di un dirigente alle Risorse Umane.
DOC e BIO sono, poi, i prodotti che usano a tavola: vino senza trattamenti,
pomodori sani, patate non trattate e così il resto dell'orto e della frutta.
Qualcosa di questi prodotti viene venduto, il poco in esubero, accanto a farro,
cicerchia, lenticchia, olio, della carne a filiera cortissima e insaccati
famosissimi. Sto parlando di gente laboriosa colpita da uno, due, tre
terremoti. Siamo nella Valle del Menotre. Chi conosce questa valle fra gli
appennini umbro-marchigiani? Pochi che magari conoscono mete esotiche comprate
nei pacchetti con sconti straordinari nella stagione delle piogge e che
tornano, anche da lì, come diceva mia nonna “
… casson s'è andà, baul s'è tornà … ”
, cassone è andato, baule è tornato. Ecco, la Valle del Menotre e le altre
numerose isole culturali di cui parliamo, non sono per questi turisti. Queste
terre sono per viaggiatori in quanto necessitano cultura e cuore per fare dei
veri viaggi: ci vuole tempo sano e libero, oltre alla pazienza e curiosità
dell'incontro. Tutto questo nei “ pacchetti” non è richiesto e pure quando hai
raggiunto la catatonia c'è un solerte animatore, destinato a diventare Fiorello
o Premier che, appunto, ti anima e ti diverte per forza, come se il
divertimento fosse un atto passivo. Qui ti diverti perché la battuta è
autentica e ti colpisce all'improvviso come una schioppettata, che tu sia un
dirigente o un ragioniere che si trova alla stazione di posta di Ponte
Santa Lucia. E mentre te la ridi col filosofo che è stato commercialista a
Milano o col ragazzo in tuta che gira il mondo coi suoi cinque computer in
camera e organizza video conferenze commerciali tra imprenditori di ogni angolo
del mondo e offre traduzione simultanea capace di concludere affari a diversi
zeri, o col posatore fichissimo che spesso è su AD e che vive nella
casetta di legno, ti arriva il profumo della porchetta di Claudio, o del panino
col ciauscolo dei ragazzi rientrati dall'escursione col QUAD, o in bike, o a
cavallo, o dal rafting, o dal trekking o i signori usciti presto per la cerca
del tartufo. Il rito del panino con il rito del racconto.
Quello che hai fatto diventa importante per
tutti: chi è stato alle cascate, chi nel bosco, chi nel convento a 650 metri
scavato tutto nella roccia oggi deserto di eremiti, perché non c'è fede o
perché non c'è campo? Perché c'è fede solo nel campo, mi sentirei di dire,
insomma tutti hanno bisogno di condividere e il filosofo fa notare senza alcuna
supponenza particolari che loro, con le gambe buone, hanno appena guardato
senza vedere, e lo ringraziano perché l'escursione si arricchisce nella
condivisione. Mancano però la spa con trattamenti, sauna e un buon relax dopo
le fatiche così ben pubblicizzate invece nei pacchetti di mete esotiche? No
davvero. Accanto alla stazione di posta è possibile anche avere questo.
Come si diceva prima, è un'Italia rimasta isolata solo abbastanza. Poco oltre
invece, Casenove, Colfiorito, Camerino o Norcia diventa terra per i volontari e
di tipicità acquistate per sostenere queste terre massacrate dal terremoto e
pazienti ed educati cittadini italiani chiedono cortesemente di non essere
dimenticati. Ma come fanno a dimenticarli se non li hanno mai conosciuti? Chi
conosce Montefortino, il lago di Pilato, Montemonaco, Amandola, chi sa essere
ancora se non un volontario, almeno un viaggiatore, un viaggiatore
enogastronomico, uno che non confonde Marche e Abruzzo, uno capace di parlare e
ascoltare e dare e ricevere tempo? Questa bulimia di spostarsi nasconde
un'incapacità culturale e umana davvero seria. A volte si sta col filosofo in
silenzio per ore, perché si è imparata la lezione di Josè Saramago, ne abbiamo
avuto la capacità e il tempo per farlo, secondo il quale “ … è questo il difetto delle parole.
Stabiliamo che non c’è altro mezzo d’intenderci e di spiegarci e finiamo con lo
scoprire che restiamo a metà della spiegazione e così lontani dal comprenderci
che sarebbe stato molto meglio lasciare agli occhi e al gesto il loro peso di
silenzio … “
Impariamo la libertà da chi semina cultura. Impariamo a tornare noi
stessi e a conoscere davvero qualcosa e qualcuno, a ri-conoscere i sapori,
quello dell'acqua ad esempio, che custodisce il segreto del buon pane e del
buon caffè. L'acqua è un bene prezioso, ogni angolo d'Italia aveva la sua acqua
miracolosa intorno al mille e ci insegnano a non barattarla con niente, perché
niente è più prezioso in quanto è la vita stessa.
Impariamo a non essere sotto ricatto da un immanentismo aggressivo,
sterile ed egoista. Impegniamoci a lasciare pulito e sano a chi verrà e a
educare l'uomo viaggiatore che sa vedere, ricordare, rispettare, capire
davvero il gusto di essere per sé e l’altrui essere umano.
di
Lorella Rotondi
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