Si beve meno, ma sicuramente meglio!!!
In questi ultimi anni si è assistito ad un
significativo cambio d’immagine del vino italiano: da prodotto tipicamente
contadino e piuttosto banale, ad alimento nobile ed edonistico, perfettamente
in grado di essere il protagonista nei convivi importanti, esaltando la
complessità dei sapori che gli innumerevoli ingredienti coinvolti possono
manifestare.
Ciò si può considerare
un neo blasone che non nasce spontaneamente ed altrettanto casualmente, ma da
un susseguirsi di fattori che hanno contribuito a nobilitare questo nostro
prodotto.
L’indimenticabile Luigi Veronelli già alla
fine degli anni ’60, esaltava le micro produzioni di alto contenuto
qualitativo, dando così l’avvio alla scalata dell’immagine e del reale
incremento qualitativo: mancando questo punto di arrivo, la struttura enologica
italiana, per quanto importante e ricca di unicità, non riuscirebbe a reggersi
e soprattutto …. sopravvivere!
Negli anni che seguirono, questa valutazione
giudicata inverosimile ed improponibile nell’allora situazione produttiva
sempre più mirata alla quantità a scapito della qualità, ebbene, diverse
aziende, soprattutto toscane, iniziarono quello che venne giustamente definito
il “Rinascimento del Vino Italiano” impiegando le nuove e moderne tecnologie
che stavano facendo il loro ingresso in quello che fino ad allora la si poteva
considerare un’enologia arcaica: seguendo il modello francese e sollecitate dai
paesi emergenti come la
California , Cile, Argentina, Australia ed il Sud Africa, si
applicavano, se pur con circospezione, in vigna ed in cantina di
trasformazione. I risultati di questa rivoluzione tecnologica, si sono
presentati immediatamente, quando diversi nostri vini parteciparono con timore
ed in punta di piedi, per non “infastidire” soprattutto i blasonati francesi,
nei primi concorsi enologici internazionali che si stavano iniziando a
programmare: la curiosità e l’interesse del consumatore straniero fu
brillantemente sollecitata, e da allora i vini italiani sono andati sempre più
incontro a riconoscimenti unanimi da parte di giurie e wine-tasting.
Attualmente, in virtù di queste promozioni, i
grandi vini prodotti su tutto l’italico territorio, dalla Valle d’Aosta
passando per la Padania
ed il nord-est, proseguendo per la fascia centrale ed il profondo sud, senza
dimenticarsi delle isole, stanno viaggiando più sui mercati esteri che sul
suolo nazionale: potrebbe apparire un controsenso, ma il vino italiano è
maggiormente considerato oltre i nostri confini nazionali, avvalorando sempre
più il detto “Nemo profeta in patria!”
Negli ultimi trent’anni si è verificato un
notevole calo dei consumi pro-capite, dai 110 litri agli attuali
28-31, aumentando però considerevolmente la quota di scelta dei vini DOC e DOCG
con quasi il 34% della produzione totale: si
beve meno ma si beve meglio! Tale accertata affermazione ormai sbandierata
ai quattro venti, necessita che il vino ha bisogno di essere venduto e proposto
in modo altamente professionale e da parte di conoscitori e non, come purtroppo
avviene sempre più, da improvvisatori e faccendieri.
Non è nemmeno più sufficiente mostrare, da
parte di altrettanti improvvisati pseudo ristoratori, una “Carta dei Vini”,
quando c’è, magari scritta male, con errori e correzioni, onde poter dimostrare
una grande quantità di vini, ma occorre motivare la scelta per un corretto e
piacevole abbinamento, poiché è proprio questa l’affascinante peculiarità dei
grandi vini.
Vanno serviti nel modo corretto, alla giusta
temperatura e nel calice più appropriato, magari proposti al “bicchiere” per
dare l’opportunità all’avventore di cambiare due o addirittura tre vini durante
il susseguirsi delle varie portate: solo così si può esaltare il personale
“eros” eno-gastronomico appagandolo compiutamente della sete dei sapori.
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