Alla Dispensa di
Gregorio Parrini
Tasti neri e tasti
bianchi
A Strada in Chianti, Piazza Landi, poco
distante dall'uscita di Firenze Sud , si trova La Dispensa. Il
locale è stato recentemente ristrutturato a garbo, come si suol dire in
Toscana: saletta a vista , tavoli ritmati a geometrie alterne, collezioni di
mignon , di scatole di latta, di pezzi francesi di primo '900 e un clown di
Cinecittà, fermo e colorato nel suo saluto immobile agli avventori
nell'antibagno del locale. Enoteca ricca e varia, forno e macchina del caffè
sempre accesi, affettatrice che frulla come una mietitrice a giugno, quando il
grano è biondo come un bambino. Qui si affettano prelibatezze di cinghiale, prosciutti
straordinari, finocchione e sbriciolone tagliate a mano come la collezione di
formaggi pecorini, di fossa, di sole, di primo latte e poi le mostarde di vino,
di fichi d'india, di finocchietto, di pistacchi. Intanto si diffonde il profumo
delle focacce a olio Pruneti o quello delle pizze coi capperi di
Pantelleria o alla maialona. In questo trionfo di odori, sapori e ricerca di
enogastrosofia, c'è un giardino dove, il lunedì, sul fare della sera, ci si
trova fra amici a ragionare ora di un libro ora di un altro. Qualunque sia il
contenuto, poi si finisce inevitabilmente a degustare, bere e mangiare con
soddisfazione.
Recentemente si sono riuniti un certo numero di amici ben assortiti,
provenienti da vicino e da lontano, ad ascoltare la lettura di un breve ma
molto intenso racconto, “La Dama dipinta”.
Alcuni conoscevano il libro e voce
recitante, Pier Luigi Bacci, insieme all’autrice, ma ognuno è stato trafitto
dalla crudezza della narrazione: si parlava di pedofilia e il punto di vista
era quello della bambina e poi, più avanti, della bambina ormai donna. In quel
pathos condiviso si è cercato un riscatto a quel male subìto da innocente, s'è
cercato di ultimare il processo di cicatrizzazione attraverso l'oro
dell'umanità, quando c'è ed è capace di accogliere su di sé il male del mondo.
Sì, perché nelle carni di quella bambina sta il male del mondo che si rinnova
ogni giorno e che, disgraziatamente, fa parte della vita.
Insieme abbiamo capito che “ da queste profonde/ferite usciranno/farfalle
libere” e che perdonare chi ci ha fatto del male si deve, non perché il
carnefice lo meriti, ma perché noi abbiamo bisogno di vivere in pace. Abbiamo
capito di essere stati parte viva e attiva in un momento di grande emozione e
di amorose corrispondenze sino a mettere insieme, pur in silenzio, i pesi e le
paure di ognuno e di averle incendiate, incenerite, dissolte come inutile
polvere leggera.
Solo la sensazione di un breve momento?
Chissà ... farci poi coccolare da Gregorio col suo trionfo a tema, “Dalla
Sicilia alla Toscana” come il titolo del libro che contiene il racconto letto,
è stato un vero e proprio spettacolo. Ai prodotti sopra elencati sono stati
aggiunti dolci siciliani appositamente fatti arrivare dall'Isola come i vini di
accompagnamento: Malvasia e Passito di Pantelleria.
Mai è stato dimenticato che eravamo
nella gloriosa sede storica del pastificio Fabbri, di quando la pasta si
vendeva sfusa e a peso, con lo sportello aperto sulla via e gli essiccatoi alle
spalle in funzione, accanto alle impastatrici in funzione. Oggi il pastificio,
modernizzato, è solo accanto, come accanto sta sempre il passato al presente
nella storia degli uomini e delle loro opere.
Così pure
l'officina letteraria del lunedì qui trova residenza , perché le paure
dell'uomo sono sempre le stesse: l'invidia degli altri, il giudizio sulle
nostre azioni, il timore di fare passi più lunghi della gamba o di avventurarsi
per salite troppo ardue per le forze che abbiamo. E la scrittura, quella buona,
quando non è favola è storia, proprio come il cibo, quello buono, il bere,
quello buono: quando non sono favola, sono storie vere.
La calla è stato il leitmotiv della serata. E’ il fiore preferito della
nostra bambina, oggi nonna. Un tempo la coltivava per lei il suo babbo. Oggi,
in ogni calla c'è il ricordo gentile di quell'uomo. La vita ci dà un senso,
sempre che noi la si lasci parlare: prima della scrittura, parla la vita.
Da Gregorio, nel suo giardino, ci siamo
posti in ascolto della vita e della sua disarmonica armonia, tasti neri e tasti
bianchi …
di Lorella Rotondi
Nessun commento:
Posta un commento