martedì 16 maggio 2017

ALLA DISPENSA DI GREGORIO PARRINI

Alla Dispensa di Gregorio Parrini
Tasti neri e tasti bianchi
   A Strada in Chianti, Piazza Landi, poco distante dall'uscita di Firenze Sud , si trova La Dispensa. Il locale è stato recentemente ristrutturato a garbo, come si suol dire in Toscana: saletta a vista , tavoli ritmati a geometrie alterne, collezioni di mignon , di scatole di latta, di pezzi francesi di primo '900 e un clown di Cinecittà, fermo e colorato nel suo saluto immobile agli avventori nell'antibagno del locale. Enoteca ricca e varia, forno e macchina del caffè sempre accesi, affettatrice che frulla come una mietitrice a giugno, quando il grano è biondo come un bambino. Qui si affettano prelibatezze di cinghiale, prosciutti straordinari, finocchione e sbriciolone tagliate a mano come la collezione di formaggi pecorini, di fossa, di sole, di primo latte e poi le mostarde di vino, di fichi d'india, di finocchietto, di pistacchi. Intanto si diffonde il profumo delle focacce a olio Pruneti o quello delle pizze coi capperi di Pantelleria o alla maialona. In questo trionfo di odori, sapori e ricerca di enogastrosofia, c'è un giardino dove, il lunedì, sul fare della sera, ci si trova fra amici a ragionare ora di un libro ora di un altro. Qualunque sia il contenuto, poi si finisce inevitabilmente a degustare, bere e mangiare con soddisfazione.
   Recentemente si sono riuniti un certo numero di amici ben assortiti, provenienti da vicino e da lontano, ad ascoltare la lettura di un breve ma molto intenso racconto, “La Dama dipinta”.
Alcuni conoscevano il libro e voce recitante, Pier Luigi Bacci, insieme all’autrice, ma ognuno è stato trafitto dalla crudezza della narrazione: si parlava di pedofilia e il punto di vista era quello della bambina e poi, più avanti, della bambina ormai donna. In quel pathos condiviso si è cercato un riscatto a quel male subìto da innocente, s'è cercato di ultimare il processo di cicatrizzazione attraverso l'oro dell'umanità, quando c'è ed è capace di accogliere su di sé il male del mondo. Sì, perché nelle carni di quella bambina sta il male del mondo che si rinnova ogni giorno e che, disgraziatamente, fa parte della vita.
Insieme abbiamo capito che “ da queste profonde/ferite usciranno/farfalle libere” e che perdonare chi ci ha fatto del male si deve, non perché il carnefice lo meriti, ma perché noi abbiamo bisogno di vivere in pace. Abbiamo capito di essere stati parte viva e attiva in un momento di grande emozione e di amorose corrispondenze sino a mettere insieme, pur in silenzio, i pesi e le paure di ognuno e di averle incendiate, incenerite, dissolte come inutile polvere leggera.
Solo la sensazione di un breve momento? Chissà ... farci poi coccolare da Gregorio col suo trionfo a tema, “Dalla Sicilia alla Toscana” come il titolo del libro che contiene il racconto letto, è stato un vero e proprio spettacolo. Ai prodotti sopra elencati sono stati aggiunti dolci siciliani appositamente fatti arrivare dall'Isola come i vini di accompagnamento: Malvasia e Passito di Pantelleria.
Mai è stato dimenticato che eravamo nella gloriosa sede storica del pastificio Fabbri, di quando la pasta si vendeva sfusa e a peso, con lo sportello aperto sulla via e gli essiccatoi alle spalle in funzione, accanto alle impastatrici in funzione. Oggi il pastificio, modernizzato, è solo accanto, come accanto sta sempre il passato al presente nella storia degli uomini e delle loro opere.
Così pure l'officina letteraria del lunedì qui trova residenza , perché le paure dell'uomo sono sempre le stesse: l'invidia degli altri, il giudizio sulle nostre azioni, il timore di fare passi più lunghi della gamba o di avventurarsi per salite troppo ardue per le forze che abbiamo. E la scrittura, quella buona, quando non è favola è storia, proprio come il cibo, quello buono, il bere, quello buono: quando non sono favola, sono storie vere.
   La calla è stato il leitmotiv della serata. E’ il fiore preferito della nostra bambina, oggi nonna. Un tempo la coltivava per lei il suo babbo. Oggi, in ogni calla c'è il ricordo gentile di quell'uomo. La vita ci dà un senso, sempre che noi la si lasci parlare: prima della scrittura, parla la vita.
Da Gregorio, nel suo giardino, ci siamo posti in ascolto della vita e della sua disarmonica armonia, tasti neri e tasti bianchi …
di Lorella Rotondi

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