Mai dire rum a Livorno: ponce al rumme
Venerdì 31di marzo alle h. 18,30 serata di
grande impegno civico, cultura e divertimento alla Ruzzoteca di Valentina Del
Santo e di Antonio Tardone, in via delle Sorgenti 1 a Livorno.
Il pretesto della serata lo ha offerto
la presentazione, anche nel linguagio dei segni LIS, del libro di Ermanno
Volterrani “Gastone Biondi, Storie e
segreti del ponce al rumme”. Il progetto del libro dedicato a suo padre è
di Caterina Biondi che ha collaborato fornendo prezioso materiale d’archivio
della ditta di liquori Vittori.
Tornando alla location, cioè alla Ruzzoteca,
colpisce l’intelligenza di questi giovani che hanno inteso offrire uno spazio
alla cittadinanza per curare la ludopadia con il gioco da tavolo, cui, chiunque
si associ, può consumare un drink e giocare con tutto ciò che la sala offre,
dai giochi classici ai più innovativi, presentati al Lucca Comix; si può anche consumare un’ottima apericena che si
articola dai prodotti a filiera corta , come le frittatine con asparagi
selvatici, dalle ottime focacce della
nonna alle insalate di farro e a degli ottimi crostini neri alla livornese
di Letizia Bianchi e Antonio carbone.
Il
nome del locale, aperto due mesi fa, ha in sé una frenesia, un’istintiva
passione che si rivolge a Firenze più nella sfera del corteggiamento scanzonato
e amoroso, mentre a Livorno, ed i questo caso è rivolto a una febbre del gioco.
E’ stato straordinario, oltre agli associati della LIS, incontrare giovani
coppie con carrozzina a seguito, segno di una reale accoglienza verso ogni
esigenza da parte dei gestori. Questa data, appunto il 31 marzo, poi è stato
davvero un giorno speciale, poiché l’istrionico Ermanno Volterrani,
assicuratore, cabarettista, scrittore e poeta vernacolare, ha saputo davvero elettrizzare
l’aria con il suo seminario sul “ponce al rumme livornese”
coadiuvato da Caterina Biondi, testimonial d’eccezione, poiché figlia di
Gastone Biondi, della ditta Vettori Biondi attiva dal 1929 al 1990. Questa
ditta di liquori è arrivata a produrre nel tempo una sessantina di etichette di
cui 15 per le sole “bagne” per pasticceria che oggi sono di circa 30%, come
titolo alcolometrico, ma allora dovevano essere dai 21 ai 70%. Gastone muore
nel 2002 ma nel 1990 aveva venduto la ditta a un rappresentante che l’ha
trasferita, udite udite in provincia di Pisa! Ma cosa c’entra la ditta Vittori
con la storia del rumme?
La storia ha inizio nel 1606 con le prime 6
balle di caffè arrivate nel porto mediceo con Ferdinando e forse per “merito”
uno dei 4 mori che dirottarono un carico. Nel 1921 è aperta a Livorno la prima
bottega del caffè e si deve certamente, sia il rango di città assunto da
Livorno, che la cultura economica rapidamente raggiunta da questa città dalle
leggi livornesi che concedevano qui di lavorare a chiunque, purché non avessero
ucciso o realizzato falso in conio. Fu così che Livorno si arricchì della
presenza di una forte presenza di ebrei e di africani provenienti dal nord in
quanto perseguitati. A questa koinè si aggiunsero gli inglesi che portarono,
fra l’altro, l’uso dei marinai di allungare il tea con il rum, ma dal 1921 i
livornesi trovarono più economico e più gradevole allungarlo col caffè : nasce
così il ponce che del tea mantiene solo la scorza di limone. Anche il rum,
però, è costoso, sicché si inizieranno a studiare numerose ricette alternative.
Quella della ditta Vittori-Biondi si impose per gradevolezza e trovò nella
collaborazione col Bar Civili la miglior realizzazione di gottini di rumme
alla “fantasia Vittori“ che si attesta sui 17%.
Anche
la storia dello stesso Gastone, ultimo titolare della ditta, è di grande
fascino: dall’essere riuscito a evitare la campagna di Russia perché registrato
all’anagrafe con qualche giorno di ritardo, a essere orfano già a 9 anni, ad
aver amato lo studio e il lavoro svolti simultaneamente, fino ad arrivare al
Banco di Roma, aver preferito la direzione dell’azienda degli zii della moglie
piuttosto che la direzione della banca a Como, ne fanno un uomo intelligente e
appassionato di grande intuizione imprenditoriale. Dei suoi tre figli, solo
Cristina ne erediterà la caratterialità, fino agli anni ’90.
L’uditorio contava fra i presenti tanti
cittadini non udenti che hanno seguito questo affascinante racconto in LIS. L’
attenzione di tutti è stata alta e appagante per i relatori.
Tutti siamo usciti coccolati da Letizia, Valentina e Antonio della Ruzzoteca, ma anche
più colti grazie al Libro di Ermanno Volterrani e Caterina Biondi sul ponce al
rumme di Livorno e più civili per il circuito di benevolenza e attenzione
creatosi nell’uditorio. Non c’è che da sperare in altre presentazioni simili al
più presto ricordandoci sempre di tutti i cittadini, specie di quelli in
disabilità che hanno bisogno come gli altri di organizzare la loro vita oltre
il muro della solitudine con incontri, giochi, cultura, piacevolezze,
leggerezza e profondità del vivere insieme.
Vania Vitolo, presente alla
serata, mi ha parlato di una pedana
vibrante che consente di sentire la musica ai bambini non udenti, mentre un’altra
pedana dell’ ”acqua” sta per essere messa a punto.
Lorella Rotondi
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