L’esperienza
dell’ASL: punti di forza e di criticità
Lo stage è un “ … periodo di formazione o perfezionamento professionale trascorso
presso un’azienda per acquisire la preparazione professionale necessaria a
svolgere una certa attività … ”, Garzanti online, previsto dalla legge
107/2015. Noi, classe 2^ D, abbiamo avuto modo di provare questa esperienza
circa un mese fa: per una settimana, dal 27 febbraio al 5 marzo, invece di
alzarci la mattina e andare a scuola, abbiamo trascorso sei ore al giorno in
un’azienda che poteva essere un ristorante, per coloro che hanno scelto di fare
sala o cucina, un albergo, per chi vuole fare ricevimento, oppure una
pasticceria per chi, come me, ha scelto questo indirizzo.
La pasticceria dove sono stata mandata si
chiama “Gilli” e si trova in Piazza della Repubblica. E’ abbastanza conosciuta
data la sua posizione e frequentata soprattutto da turisti ai quali non
interessa più di tanto se i costi sono elevati e la mia paura più grande era di
non esserne all’altezza.
Il primo giorno ero
ansiosissima. Avevo il timore di fare brutte figure, ma allo stesso tempo non
vedevo l’ora di iniziare questa esperienza. Le mie aspettative erano molto
basse: pensavo che non mi avrebbero fatto fare niente, oltre a lavare utensili
e cose varie e invece, con mia grande sorpresa, mi hanno messa quasi da subito
con le mani in pasta. Letteralmente. Il secondo giorno, ad esempio, dovevo fare
la pasta frolla. Loro mi dicevano via via le dosi degli ingredienti, dovevo
pesarli e poi metterli nella planetaria o, per meglio dire, buttarli nella
planetaria. Sì, perché le quantità erano dieci volte quelle che ero abituata a
usare a scuola o a casa e non avevo abbastanza forza per sollevare gli
ingredienti e versarli con grazia. Quando poi dovevo mescolarli insieme, magari
nei punti in cui la frusta della planetaria non arrivava, una normale spatola
non bastava e allora dovevo farlo con le mani, ma dato che la planetaria era
molto profonda, da terra mi arrivava ai fianchi!, mi ci dovevo praticamente
buttare dentro. Non mi soffermo più di tanto a dire che ho dovuto lavare la
divisa più volte in questa settimana che in tutto l’anno scolastico. In momenti
come questi, in cui tutta la responsabilità dell’impasto era su di me, la mia
ansia saliva a dismisura.
Anche perché avevo
scoperto che i dolci che facevamo lì non erano solo per il “Gilli”, ma anche
per il “Paszkowski”, il bar accanto, e per il bar “Scudieri” di Piazza Duomo.
Mi avevano dato tanta
fiducia e io mi sentivo in dovere di fare bene. Non tanto per non fare brutta
figura, quanto per non deludere il cliente. Per la prima volta in vita mia ho
sentito nelle mie mani la responsabilità della soddisfazione del cliente: ovviamente
non era così. Quello che facevo era solo una parte di un dolce composto anche
da altre preparazioni, però mi ci dovevo impegnare lo stesso.
Un altro aspetto di
questa esperienza che vorrei trattare è la sveglia la mattina. Partendo dal
presupposto che io odio svegliarmi presto, ero convinta che la parte più dura di
tutte fosse proprio questa in quanto per essere lì alle h. 7,00, ogni mattina
dovevo svegliarmi all’incirca alle 6 che, per come sono abituata, è abbastanza
presto. Invece mi è risultato più semplice del previsto, forse perché mi
svegliavo con la consapevolezza di andare a fare qualcosa che mi piaceva in un
ambiente allegro e molto “sciallo”.
In conclusione, credo che, anche se è stata
molto stancante, questa esperienza mi abbia insegnato qualcosa: non solo per
quanto riguarda la pasticceria, ma anche dal punto di vista aziendale.
Ho vissuto il “dietro
le quinte” e ho osservato tutti quegli escamotages utili per evitare di buttare
via cibo e denaro
Alessia Saccone Cl. 2^ D IPSSEOA “A. Saffi” - Lorella Rotondi
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