di Lorella Rotondi
L'Umbria coagula queste due meraviglie: una pasta e una città ideale.
Tutti conoscono Sabbioneta, Palmanova, Pienza, ma pochi Scarzuola in provincia
di Terni. Va meglio alle ciriole, un primo di pasta semplice, un piatto povero
simile ai pici toscani.
La bontà sta tutta e soltanto nella
materia prima: ottimo grano duro e acqua per la pasta, olio evo, prezzemolo,
aglio locale, peperoncino e passata di pomodoro per il condimento. Si impasta e
si lascia riposare sotto un canovaccio umido l'impasto delle ciriole per
un'ora, quindi si ricavano dei serpentelli dal diametro di 3-4 mm e lunghi 10-15
cm. Si procede intanto con il condimento facendo soffriggere aglio olio e
prezzemolo e aggiungendo la salsa e il peperoncino. Il sale sarà cura di tutti
usarne poco, sia nell'acqua di lessatura delle ciriole, che del condimento.
Andando alla Scarzuola troverete certamente
agriturismi e ottimi ristoranti in grado di soddisfare questa curiosità,
consentendovi un approccio col sapore di questa terra semplice, intensa,
originale nonostante la vicinanza con Roma . La Scarzuola ha gli stessi
ingredienti: semplice, intensa, originale. Nasce da un sogno di Tomaso Buzzi
nel 1956: una piccola città non dove vivere, ma dove pensare, riflettere,
restare Uomini. E la città non conosce linee rette, perché il pensiero non si
muove per segmenti , ma per circonvoluzioni: fili di pensieri che si flettono,
si inarcano, curvano, rimandano, si chiudono in cerchio. Le ciriole si saranno
disposte nel nostro piatto allo stesso modo e se avremo avuto un momento di
pazienza prima di ordinarle con la forchetta, alcune avranno certamente
proposto percorsi simili.
Buzzi, per anni collaboratore di Gio Ponti e dopo aver lavorato per
Agnelli, Visconti Mondrone, George Cukor a Hollywood, Contini Bonacossi a
Firenze (oggi Palazzo dei Congressi), acquista l'antico convento francescano
dove forse dimorò il santo nel 1218 e si riparò improvvisando una capanna con
la scarza (da qui il nome), una pianta del luogo. Nel tempo si era aggiunta una
via Crucis in terracotta cui Buzzi accosterà edifici in mattoni, decorazioni in
ceramica e reminiscenze di tante opere classiche, ma anche il faccione di un
mostro per evocare Bomarzo, un labirinto musicale e sette teatri, la Madre
Terra e il Tempio di Apollo.
Scolari sostiene
che si tratta di un “ … percorso
iniziatico, in cui si integrano verde, acqua, fuoco, terra, vita e morte,
divini e mortali; una traduzione concreta dell' Hypnerotomachia Poliphili, per Umberto Eco il testo più bello
del Rinascimento, l'amoroso combattimento onirico di Polifilo”.
Con la morte di Buzzi tutto il complesso è
stato vincolato. Era solito dire che qui aveva ancorato il suo passato,
presente e avvenire postumo. Buzzi riconosceva che la Scarzuola soffriva
di troppe idee, è “ … l' arca delle mie
idee, incagliata al suo Ararat, la piccola Pompei di un solo uomo e un uomo
solo, una carcassa, un guscio vuoto … ” e poi ancora ” … sono un matto, come tutti quelli che hanno
abitato qui, cominciando da San Francesco … ”.
Chi avrà commentato con un sorriso il semplice
introduttivo avrà qui avuto spiegazione da Tomaso Buzzi (1900-1981), fondatore
con Gio Ponti di “ Domus” nel lontano 1928.
Da vedere prima che torni polvere, farina
di un sogno impastato nell'acqua buona della terra umbra.
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