giovedì 19 novembre 2015

LA MODENA CHE SI RISVEGLIA

   Ciò che l’autrice del sottostante scritto, deduco che, anche senza avere nessuna conferma, sia la Sig. Na LOTTI, la quale poteva indicare le personali generalità, ma nessun problema: è così che sono i geni, appunto, genialità e sregolatezza …
Non ti sei fermata a riportare quanto degustato, visto e compreso in questo press-tour da parte di futuri dirigenti della ristorazione, in quanto indirizzata anche a ciò che la cultura e tradizione dell’agro modenese sa far trasparire, con molta difficoltà, in quanto introversa come una nobildonna.
Il paragone con la prosa del Leopardi è stato un vero tocco di classe: COMPLIMENTI!!!

LA MODENA CHE SI RISVEGLIA
   Perché parlare di questa città? Perché parlare di Modena?
Modena è una città che trasmette un’aria di tranquillità, di pace ma con una voglia di farsi vedere e di farsi sentire con passione attraverso l’attaccamento alla religione cattolica, al contributo donato alla manifestazione EXPO di Milano e alla presentazione come “città in vetrina”.
Città che ha voglia di migliorarsi, crescendo, non per ingrandirsi, ma per ampliare la propria mente; un grande cuore palpitante costituito di persone che si mettono in gioco per migliorarsi e per migliorare il loro “nido” comune e di cultura.
   Culla gastronomica insieme a tutta la regione dell’ Emilia Romagna, percorrendo le sue strade si assaporano e si percepiscono odori e profumi dei piatti tipici inebrianti.
Capitale della cultura nel futuro 2016, si adopera riducendo l’inquinamento dell’aria introducendo i filobus a corrente elettrica; ma queste sono soltanto alcuni avvenimenti che rendono questa città un esempio da seguire.
Il centro della città è preciso, pignolo, come pensato dalla perfezione fatta persona; la periferia, invece, disordinata, confusionaria, dispersiva e che disorienta. Questa città mi riporta alla mente le parole di Giacomo Leopardi tratte da “L’Infinito”:
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovraumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura.”
                 
   Alla vista della città, mi sono venuti alla mente questi versi perché il centro di Modena, delimitato e preciso, è diviso da qualcosa di astratto come un muro che limita la visuale e, affacciandosi al di là di questo muro che fa da ostacolo, vedo la confusione infinita della periferia che inquieta.
Mi ha colpito molto il legame della società nei confronti del tenore Luciano Pavarotti con la presenza in tutta la città di poster, manifesti, foto-ricordo del grande artista, pertanto comprendo anche il legame di Guccini per questa favolosa città che lui stesso considera “ … piccola città, bastardo posto … ” riportato in un articolo di giornale di Roberto Armenia del 11/06/2015).
   Dopo aver visitato il centro e la periferia, ho pensato di effettuare il percorso di uno dei rami della cultura gastronomica della città e della regione: l’aceto balsamico tradizionale di Modena D. O. P.
Ho visitato l’acetaia di Bompana a San Donnino di Modena, vicino al centro-città. La signora che mi ha condotto nella visita della sua impresa, mi ha trasmesso la passione per la fabbricazione di questo prodotto e mi ha illustrato i delicati passaggi per produrre il balsamico al top. A gestione familiare da oltre 150 anni, ogni componente della famiglia possiede la propria batteria di botti di differenti tipologie di legno quali frassino, ciliegio, gelso, castagno e/o rovere, formate da 5 botti ciascuno e che hanno grandezza e capacità differenti: la prima botte ha una capacità minore fino ad arrivare alla quinta botte di capacità maggiore.
Il primo anno di vita, le botti vengono tutte riempite di mosto cotto delle uve tipiche di varie tipologie lambrusco, di trebbiano modenese, localmente chiamato “bianco di Spagna”, e di ancelotta, senza che subisca la fermentazione alcolica, perché le uve vengono pigiate prima che si trasformi in vino.
Ogni anno, dalla botte più piccola cui si effettua il prelevamento, la prima, verrà rincalzata con un po’ di prodotto della seconda botte e così via per le altre. La quinta ed ultima botte verrà rabboccata con il mosto cotto ottenuto da uva dello stesso anno della vendemmia.
Il Balsamico DOP vero e proprio, viene ottenuto dopo almeno 12 anni di invecchiamento mentre dopo almeno 25 anni si ottiene un extravecchio.
L’Acetaia Bompana produce ben 4 tipologie di Balsamico Tradizionale DOP:
- Balsamico Tradizionale DOP, da barili in attività da 12-24 anni;
- Balsamico Tradizionale DOP Extravecchio, da barili in attività da 25-40 anni;
- Balsamico Tradizionale DOP Extravecchio Oro in barili di rovere in attività da 55-65 anni;
- Balsamico Tradizionale DOP Extravecchio Antica Acetaia aventi barili in attività da 85-165 anni: fantastico, sensazioni inimmaginabili!
Inoltre, vengono prodotti Condimenti Alimentari che non hanno ottenuto la denominazione ma hanno una qualità comunque elevata e anche dei prodotti alimentari fabbricati con il balsamico come ad esempio i cioccolatini di cioccolato fondente al 64% con il Balsamico DOP Extravecchio.

   Questa uscita didattica con la mia classe mi ha permesso di conoscere una città che non avevo mai visitato prima e, come se non bastasse, ha permesso di lasciare in me un’impronta positiva di questa esperienza.

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