Colli Bolognesi: tradizione del gusto
Per gli amanti del gusto e dei sapori antichi
e genuini, vi è una strada da cui si consiglia di passare e dove sicuramente ci
si potrà fermare, in quanto attratti anche dalle bellezze naturalistiche di una
zona ancora poco visitata e minimamente esplorata.
Il territorio dei Colli Bolognesi di notevole
interesse storico-culturale, archeologico e per l’elevata qualità
dell’enogastronomia, è incorniciato da una lussureggiante vegetazione
tipicamente pedemontana quali solari ginestre, produttivi castagni, lecci, profumate
acacie, faggi e poderose querce, nonché dalla viva e ricca presenza faunistica
come cervi, daini, volpi, timidi porcospini, arroganti e prepotenti cinghiali e
dal maestoso volteggiare dei rapaci. A degna cornice di tanto raro e unico
quadro, l’ordinata campagna che si contrappone al grigiore dei calanchi tipici
del nostro paesaggio.
In questo panorama, riccamente caratterizzato
da unicità e peculiarità naturali, si snoda la “Strada dei Vini e dei Sapori”
che, nell’attraversare le colline bolognesi della valle del Samoggia e non
solo, si può trovare il meglio dei prodotti enogastronomici tipici presso
cordiali agriturismi o per una piacevole sosta ristoratrice, in trattorie dai
dimenticati sapori e profumi, in operose fattorie, cantine dalle piacevoli
ricchezze di Bacco e aziende agricole con i loro sempre graditissimi e genuini
prodotti che madre terra permette di coltivare e naturalmente … assaggiare!
Continuando a passeggiare sulle nostre
splendide colline, i prodotti agroalimentari in cui ci possiamo soffermare a
curiosare e perché no … acquistare, sono innumerevoli e tutti decisamente
gradevoli e gustosi.
Tutte queste preziosità, sono immancabilmente
“sposati” ai vini DOC e al PIGNOLETTO
DOCG dei Colli Bolognesi, sempre graditi e ricercati per tipicità e genuinità.
Italo Calvino diceva che “ … un territorio lo si può mangiare se lo si
conosce … ” ed è appunto da quanto che parte lo spunto per far conoscere il
nostro territorio e guidare il visitatore in una inusuale gita culturale ed
enogastronomica.
I notevoli prodotti agroalimentari racchiusi
nello splendido scrigno naturale che sono i Colli Bolognesi, si possono identificare
in alcune distinte categorie: frutta, pane, maiale, parmigiano reggiano e l’immancabile
vino.
Come si evince dal nome, la frutticoltura è
uno dei settori più importanti dell’economia agricola di “Città Castelli
Ciliegi”: un comprensorio che presenta la spiccata vocazione per ciliegie,
susine e altra frutta tipica come mele, pere, pesche e albicocche.
Capitale indiscussa della frutticoltura è la
vicina Vignola e tutta l’area confinante bolognese, nota e apprezzata per le
sue ciliegie, che hanno raggiunto brillanti risultati nel campo delle tecniche
di selezione, confezionamento e conservazione, oltre che per uniche ed ottime caratteristiche
organolettiche quali sapore, colore e pezzatura. Così pure per le susine, in
cui si sono adottate particolari cure nella coltivazione e selezione che
vantano elevate peculiarità organolettiche e nutrizionali che le fanno
apprezzare dai consumatori italiani e stranieri. Inoltre, da non dimenticare, anche
i rinomati tartufi e i prodotti del sottobosco: dalle conserve ai prodotti
sottolio e le erbe aromatiche e officinali per trattamenti di cosmesi e le
preparazioni culinarie.
Girovagando per questi incantevoli poggi, ci
si può fermare a fare la spesa da un fornaio e si troverà non solo l’artigianale,
tipica e rara pagnotta di Serravalle, ma anche tanti altri tipi di pane dalle
innumerevoli forme e gusti, poiché ogni borgata e borgo arroccato, ha il “suo”
pane che ne identifica l’originalità e unicità della personalissima produzione.
Gli ingredienti di base sono quasi sempre i medesimi: farina, acqua, sale,
lievito e strutto, ma come già accennato, i pani sono tra loro tutti diversi
non solo per formato e gustosità, in quanto dovuti alla tipologia
dell’impianto, modo di impastare e forma ma accumulati da tanto amore per
queste valli e il territorio, nonchè per la appassionata professionalità
intrinseca in ognuno di questi sempre più rari artigiani del buon gusto e
genuinità.
Oltre a questi pani tradizionali, vi sono
altri prodotti assolutamente tipici di queste parti, a cavallo tra felsinei e i
conservatori della secchia rapita nel Duomo della Ghirlandina, immortalata da
una famosa lode del Tassoni.
Il ‘borlengo’, sottilissimo e fragrante
velo, antesignano delle odierne crespelle, rigorosamente condito dai gustosi
aromi tipici della montagna “povera” quali la “conza”: saporitissimo impasto di
aglio, lardo e prezzemolo fresco tritato finemente e immancabile parmigiano
reggiano grattugiato; la ‘tigella’, che prende il nome dallo
stampo in cui l’impasto viene posto e la ‘crescentina’ rigorosamente fritta
nello strutto, che i cugini modenesi danno il particolare nomignolo di ‘gnocco
fritto’. Il mariàge perfetto per questi sapori decisamente unici e
forti, sono i gustosi e goderecci salumi e affettati che si producono in queste
colline da sua “Maestà il Maiale” allevato allo stato brado e rigorosamente
controllato e certificato per la genuinità e la nostra piacevolezza. Assolutamente
da non dimenticare dell’amico maiale, è che non si getta via nulla in quanto
ogni sua parte anatomica è sempre preziosa e ricercata: dalle innumerevoli
tipologie di insaccati agli umili ciccioli, ai vari salami e i preziosi
prosciutti.
Marco Terenzio Varrone, nel trattato “De Re
Rustica” del 37 aC elogiava l’allevamento dei suini a tal punto che “ …
suillum pecus donatum ab natura dicunt ad epulandum!” In altre parole, ritiene che il suino sia
stato donato dalla natura per godere della vita.
Dopo la piacevolissima frutta, in ogni formato
e dolcezza, così pure per il pane, la cui sacralità è unanimemente riconosciuta
dalla notte dei tempi, e le gustosità del maiale, anche il “Re dei Formaggi”,
il Parmigiano Reggiano, trova in queste lande collinari appassionati produttori
per il cultore di tale delicatezza e gustosità.
Nel territorio della Strada dei Vini e dei
Sapori “Città Castelli Ciliegi”, la produzione del parmigiano reggiano,
prelibato prodotto caseario di antiche e nobili origini, è diffusa sia
nell’area modenese che in quella bolognese.
Il latte prodotto in queste zone è sempre di
alta qualità e presenta la spiccata attitudine alla caseificazione e rende
questo formaggio particolarmente saporito e nutriente. Le tecniche di
lavorazione assolutamente naturali, praticamente immutate da almeno otto secoli
(!), sono la garanzia della massima genuinità: non è utilizzato alcun
ingrediente chimico aggiunto in quanto sono esclusivamente l’arte del casaro e
l’azione del calore a trasformare il latte in formaggio, inoltre, la stessa
stagionatura, assolutamente naturale, della durata da 12 a 36 mesi senza alcuna
accelerazione o modificazione indotta.
In cucina, oltre a rappresentare il condimento
insostituibile per pastasciutte, minestre e saporite zuppe, il parmigiano
costituisce un ingrediente importante di numerose e pregevoli preparazioni
gastronomiche.
Il nettare di Bacco che si produce nel
Comprensorio Colli Bolognesi, in un’area contenuta pari a circa 1500 ha, è
veramente poca cosa se paragonato ad altre zone DOC e DOCG in cui l’estensione
territoriale è decisamente molto più grande, ma … a piccola area corrisponde
una certa e riconosciuta elevata qualità!
Le colline che si estendono tra Bologna e
Modena vantano una tradizione pluri-secolare nella produzione di vini e in
tutto ciò che la viticoltura stessa rappresenta in questi quattordici piccoli
comuni situati a sud di Bologna e delle consolari Via Emilia e Via Claudia in
direzione dell’unico comune modenese, Savignano sul Panaro, sito alla destra
del fiume omonimo, in cui si possono elaborare le otto tipologie dei vini DOCG
e DOC Colli Bolognesi.
Nel corso degli anni, mettendo a frutto la
spiccata vocazione del territorio che comprende la maggioranza dei comuni della
“Strada dei Vini e dei Sapori - Città Castelli Ciliegi” ai vitigni tradizionali
se ne sono aggiunti altri, in quanto essendo dotati di elevate caratteristiche
enologiche, si stanno facendo sempre più conoscere e apprezzare.
Il
frutto di questo costante e appassionato lavoro, è una produzione vinicola
ampia e qualificata che ha ottenuto con barbera, merlot e cabernet sauvignon,
vitigni a bacca nera arrivati sul territorio nella seconda metà dell’800,
contemporaneamente ai bianchi sauvignon, pinot bianco, riesling italico, chardonnay,
mentre lo storico “pignoletto” merita un breve approfondimento.
Già conosciuto nel I° sec dC da parte di
Plinio il Vecchio in quanto riportato nell’annuario enologico dei cento vini
più noti e famosi di allora, “Naturalis historia”, il più famoso trattato di
agricoltura da sempre riconosciuto come tale. Dal “pinus læto” di venti
secoli or sono, il pignoletto è da sempre considerato il “Re dei Colli
Bolognesi”, anche solo recentemente approfondite ricerche hanno affermato che
il vitigno utilizzato è il “grechetto gentile” ma ciò non
sminuisce la grandezza e l’importanza di questo storico-cultural vino delle
nostre splendide colline in quanto identifica peculiarità, passione e amore per
questa terra che nella naturale asprezza e avversità, ripaga sempre le
laboriose genti che l’amano e la rispettano.
I comuni di Castello
di Serravalle, Monte San Pietro, Zola Predosa e Monteveglio in cui vi è la sede
del Consorzio Vini Colli Bolognesi, fanno parte del novero nazionale delle
“Città del Vino”.
Professionalità
e cortesia con cui si è accolti e consigliati durante le degustazione e
acquisti, non devono far dimenticare gli eventi culturali, manifestazioni
ricreative e della tradizione popolare che vengono proposti annualmente come un
rito propiziatorio, sicuramente gioiose e goderecce
Itinerari per il week-end e gite domenicali
con visite ad aziende e cantine, passeggiate tra vigneti, parchi e borghi
dimenticati dal tempo, facendoci ricordare che la vita comprende anche questi
momenti, necessari, fatti di piccole cose e sfumature che la frenesia di tutti
i giorni non ci permette di cogliere e goderne pienamente.