Cuochi, un mondo …
Giampiero Parete ha ripreso la sua vita di
cuoco in divisa bianca e alamari a Silvi Marina, dopo aver recuperato dal
dramma del Rigopiano a Farindola (Gran Sasso), la sua intera
famiglia. Invece Alessandro Giancaterini, Maître di sala, in quel terribile
mercoledì di gennaio, ha perso la vita insieme ad altre 28 persone: le scosse
di terremoto che affliggono particolarmente Abruzzo e Marche, insieme a una
nevicata straordinaria, hanno procurato questa tragedia.
Giampiero è l'autore dell'appello disperato
della telefonata ai soccorsi. Difficilmente dimenticheremo la sua voce, le sue
parole.
Un cuoco arrivato agli
onori della cronaca non per le vie oggi alla moda, ma per quelle del padre, del
marito disperato e del buon cittadino che si è adoperato subito per soccorrere
chi era rimasto intrappolato.
Questo ci fa pensare
anche in altro modo a questa categoria di lavoratori, spesso – non è questo il
caso- chiamati a lavorare fuori, a vivere avventure e disavventure anche
epiche. C'erano un cuoco e diverse persone in servizio sia in cucina che in
sala all'Hotel Erica a Stava, a pochi minuti da Tesero in Trentino, il 19
luglio 1985 quando in 6 minuti furono cancellate le loro vite e quelle degli
ospiti.
In quel caso 180 mila
metri cubi di fango si abbatterono sull'Erica e il paese di Tesero, provocando
la morte di 268 persone, fra loro, consentitemi, ne piango ancora tre, ma
questa è un'altra storia tornata violentemente alla mente, mentre si seguivano
i lavori di soccorso all'Hotel Rigopiano.
Qui
vogliamo solo ricordare quanti cuochi e quanti addetti al servizio di sala, si
spostino per ragioni di lavoro e prestino i loro servigi in tutto il mondo,
condividendo le sorti di quel pezzetto di mondo in quei precisi momenti, non
sempre memorabili per gioia o per dolore. Allora si consideri soltanto che in Italia
così tanto si dà e si fa in questo settore, che un paese, Giuliopoli in
provincia di Chieti, ha deciso di dedicare un monumento ai cuochi e, in
particolare, a quelli di Giuliopoli.
Accade così che la collega Valentina
Cerofolini il 18 novembre 2016 ne il “Giornale del Cuoco” scriva un pezzo
sul monumento ai cuochi italiani nel mondo: un'aquila, in onore del capoluogo
abruzzese, con mestolo, forchetta e coltello, appollaiata su un mappamondo.
Certo che il monumento ricorda l'anima nomade e curiosa degli chef, ma anche, a
nostro avviso, la nobiltà di un mestiere che tanto ha a che fare, pure quando
un cuoco nasce e muore nella sua terra, col mondo comunque portato dai clienti
alla sua tavola e anche il mondo che arriva dai confini oggi ampi della cucina
stessa, anche quando a filiera corta, anche quando tipica e locale.
Voglio ricordare un altro monumento che, se
non è rivolto direttamente ai cuochi, è prossimo certamente: il monumento a un
giovane senegalese che diede la vita per salvare quella di un panettiere
minacciato da quattro balordi. Era una notte di giugno e Sarr Gaye Samba Diouf , lavoratore
regolare in Italia, voleva regalarsi un cornetto o del pane appena sfornato
perché compiva trent'anni quella notte. Trova quattro balordi che minacciano il
fornaio che li stava servendo. Sarr si mette fra il fornaio e i quattro
ragazzotti e viene accoltellato a morte da uno dei ragazzi. Sarr dovette
sentire particolarmente oltraggiose quelle minacce verso chi lavora il pane, il
pane che così tanta strada aveva fatto fare a quel giovane senegalese. Amalia Ciardi Duprè,
fiorentina e pronipote del noto scultore dell'800 Giovanni Ciardi Duprè, resta colpita da quel gesto
così generoso e il giovane offre il pane a Dio nel suo monumento e lo offre per
sempre, offre un pane come offrì la sua vita, perché il pane stesso è Vita e
per un cattolico assume un ulteriore profonda valenza spirituale e liturgica.
Il ragazzo resta per sempre legato al pane che quella notte cambiò il corso
della sua esistenza. E chi quel pane lo fece? E’ Vincenzo Casadio, 51 anni nel 2001, che di
notte a Rimini sforna pane caldo, spianata e cornetti , invece, non lo ricorda
nessuno eppure sotto minaccia ha
continuato a starci, con balordi e tossici in giro in cerca di “avventura”.
Certo avventure diverse rispetto ai tanti giovani professionisti che sono
andati, vanno e andranno per il mondo a portare la loro professionalità e
umanità di chi resta uomo, padre, amico, cittadino e solidale sempre.
Lorella Rotondi